Juventus: Buffon, Lichtsteiner, Barzagli, Chiellini, De Ceglie; Marchisio, Pirlo; Pepe (71' Krasic), Matri (53' Vucinic), Del Piero (68' Vidal), Giaccherini. All. Conte
Parma: Mirante, Zaccardo, Paletta, Lucarelli, Rubin; Valiani, Morrone, Galloppa, Modesto (62' Biabiany); Giovinco, Pellè (64' Floccari). All. Colomba.
Arbitro: Celi
Ammoniti: A. Lucarelli (P)
Espulsi: De Ceglie (J)
Reti: 16' Lichtsteiner (J), 58' Pepe (J), 73' Vidal (J), 83' Marchisio (J), 90' Giovinco rig. (P)
Parma: Mirante, Zaccardo, Paletta, Lucarelli, Rubin; Valiani, Morrone, Galloppa, Modesto (62' Biabiany); Giovinco, Pellè (64' Floccari). All. Colomba.
Arbitro: Celi
Ammoniti: A. Lucarelli (P)
Espulsi: De Ceglie (J)
Reti: 16' Lichtsteiner (J), 58' Pepe (J), 73' Vidal (J), 83' Marchisio (J), 90' Giovinco rig. (P)
Conte: «Il sistema entri in forma. Annullato un gol valido, e su Matri era rigore»
Mancava solo il risultato, affidato ai sogni, ma per il resto questa partita Antonio Conte l'aveva già giocata.
All'ora di pranzo, il giorno prima, dentro uno stadio deserto, bonificato anche dai fotografi di fiducia: «Scusate, ma dei miei schemi sono gelosissimo».
Aveva mosso la squadra sul prato prevedendo le possibili situazioni contro il Parma: quali movimenti fare, dove attaccare, quando pressare.
Istruzioni spiegate a ogni giocatore.
Solo che attorno c'era silenzio, invece della bolgia chiesta per la battaglia.
E ottenuta: «Devo ringraziare i tifosi - dice appena è finita il tecnico bianconero - abbiamo avuto la dimostrazione che parlare del dodicesimo uomo in campo non è un luogo comune. Spero che tra noi e i tifosi si crei una simbiosi per tutto il campionato». Festa a consumo istantaneo, però, perché con quel filo di voce che gli resta, il tecnico detta l'ordine di servizio, subito nello spogliatoio, poi in tv: «Non ci esaltiamo e non ci illudiamo, perché la strada che ci aspetta resta lunga, difficile. E c'è tanto da lavorare».
L'arena diventa il dodicesimo uomo, allora, anche se poi uno in più ci sarebbe già, a bordo campo. Non scambi Conte per il giocatore che fu solo per completo e cravatta, il furore è rimasto lo stesso: di starsene seduto sulla panchina ora inghiottita dalla tribuna, nemmeno a parlarne. S'agita tra indicazioni, richiami, urla.
E proteste, per un arbitraggio che non gli è andato giù, poco importa se è finita 4-1. «All'intervallo non ero contento fossimo sull'1-0 - attacca il tecnico - anche se non soltanto per colpa nostra.
Ci è stato annullato un gol regolare e c'era un rigore su Matri.
Mi aspetto che l'intero sistema entri in forma, perché ci sono state tante situazioni che non mi sono piaciute. O almeno sono state quanto meno dubbie».
È già tempo di cattivi pensieri, come se la guerra a colpi di ricorsi per lo scudetto 2006 avesse varcato anche le linee del campo: «Non voglio regali - riprende Conte - ma vorrei che si azzerasse tutto. E che nessuno si ergesse a paladino di giustizia quando viene ad arbitrare qui». Brutto orizzonte, se il sospetto già s'allunga dalla prima di campionato.
Sulle immagini resta una rete cancellata per discutibile fuorigioco, c'è chi lo segnala e chi no, e un rigore su Matri: il calcione di Lucarelli potrebbe pure non essere doloso, ma di certo abbatte l'attaccante bianconero.
Conte s'incavola pure con i suoi, per quel finale da sbadati: espulsione (di De Ceglie) e rigore. «Per questo dobbiamo essere arrabbiati: non esiste che alla fine di una partita che stiamo stravincendo, concediamo rigore ed espulsione.
Mi ha dato fastidio. Avremmo dovuto chiudere la gara senza gol presi: questo ci deve insegnare a non abbassare mai la tensione».
In coda alla sfida, il tecnico si ritrova però anche parecchie cose che hanno funzionato, a partire da Andrea Pirlo. «Detto che non mi piace parlare dei singoli, è stata la miglior risposta a qualche scettico. Si è detto che Andrea non era adatto al mio gioco, ma la verità è che è un campione: e quelli possono giocare con qualsiasi allenatore». Anzi, la sintonia c'è stata da subito, e l'ex milanista è stato uno dei primi a credere e sostenere il sistema di gioco di Conte, il 4-2-4. C'è stata pure gente rigenerata, se all'inizio la Juve ha solo tre pezzi nuovi su undici: «Qualcuno sta riacquistando autostima - continua l'allenatore - quella che è venuta a mancare nelle ultime stagioni».
Quel che gli è piaciuto di più è stata l'indole della squadra: «La partita facile o difficile dipende sempre da come la interpreti. E con il Parma la squadra è stata cattiva, concentrata e determinata. La giusta mentalità».
Alla fine i giocatori si sono anche divertiti: «Voglio che la squadra regali emozioni: quelle ti portano lontano». (di massimiliano nerozzi, tratto da http://www.lastampa.it/)