mercoledì 19 ottobre 2011

LA NOTIZIA DEL GIORNO

Che una non-notizia sia diventata una notiziona, in fondo, è già di per sé una non-notizia. Il presunto "licenziamento" di Alex Del Piero da parte di Andrea Agnelli durante l'assemblea dei soci 2011, in fondo, per i media non è stato altro che il primo spunto davvero cavalcabile dopo anni di assemblee, quelle sì, simili a vere e proprie tonnare, ma delle quali non conveniva raccontare troppo domande e, soprattutto, non-risposte. Per capirci, Massimilano Nerozzi de La Stampa, sull'applauso che ieri ha accolto le dimissioni di Jean Claude Blanc dal cda (e dalla storia) della Juventus, scrive: "Condanna non del tutto giustificata, dato che è stato soprattutto Blanc a portare brillantemente a termine la costruzione del nuovo stadio". Senza ironia, proverei ad inviare un curriculum a L'Equipe.Quale sia il messaggio, se ce n'è uno, che il presidente della Juve abbia voluto inviare ai naviganti attraverso l'ufficializzazione dell'ovvio, non lo so. E al contrario di Moggi, manco mi interessa. Perché se nell'immancabile sermone radiofonico serale Lucianone ha subito bocciato Andrea Agnelli nei tempi, nei modi e nella sostanza, avesse almeno avuto la bontà di spiegarci perché, lui e la dirigenza di allora, a quelle stesse conclusioni sulla storia di Del Piero alla Juventus fossero arrivati già cinque anni e mezzo fa. Ma siccome tutti, e lui per primo, qualsiasi cosa dicano o facciano la dicono e la fanno sempre e solo per il bene della Juventus, anche stavolta facciamo spallucce e passiamo oltre. E in bocca al lupo per Napoli.In poche parole, senza stare a sgranare il rosario dei record in quasi vent'anni di carriera in bianconero, che nessuno potrà mai cancellare o sminuire, penso che semplicemente sia giusto così. Nella speranza che arrivi il più presto possibile l'ultima tacca su di una corteccia che di spazio per le tacche non ne ha praticamente più, ovvero un gol nel nuovo stadio, direi che in una storia come quella tra Del Piero e la Juventus gli spazi vuoti da colmare si possano ragionevolmente considerare esauriti. Dopo quello che è successo in questi anni, di cui nessuno potrà mai sentirsi fino in fondo solo vittima, credo sia giusto per tutti i potenziali totem fare un passo indietro e lasciare che sia prima di tutto il legame tra la Juventus e il nome Agnelli, con tutto ciò che questo ha significato in quasi un secolo, a rinsaldarsi il più possibile. Perché gli applausi di scherno verso chi scappa dalle macerie possano lasciare il posto ad altri, sinceri, per i Del Piero di domani.

Il Pensiero di Mughini



Gentile presidente Moratti, sono allarmatissimo per le sorti della sua Inter. È successo difatti che le abbiate buscate più volte in quest’ultime settimane, ciò che vi era successo spesso fino a quando non eravate riusciti a sgominare nel 2006 «l’associazione a delinquere» che falsava i tornei a favore della Juve. Prima che scendessero in campo Guido Rossi, un eccellente magistrato milanese che confessava di non sapere nulla di calcio, e il tenente colonnello Auricchio, era per voi impossibile vincere: i delinquenti filo-juventini compravano tutto e tutti. E che altro potevano fare con le squadrette che si ritrovavano? Dopo che giustizia (sportiva) è stata fatta, dopo il 2006, dopo che il compito di fare i gol lo avete affidato a Ibrahimovic e non più a Recoba, è stata per voi una passeggiata trionfale. E questo fino all’anno mirabile del “triplete”, un’impresa sportiva dinnanzi alla quale non finirò mai di togliermi il cappello. Così come sempre mi sono tolto il cappello innanzi alle grandi vittorie dell’Inter di Peppin Meazza, di Giacinto Facchetti, dell’Inter dell’anno trapattoniano.Bene, e adesso che succede? Possibile che voi perdiate sul campo, che prendiate più pappine di quante riuscite a metterne dentro? Impossibile, e a meno di una spiegazione. E cioè che l’«associazione a delinquere» moggiana ha rialzato la testa. Hanno ricominciato a telefonare a tutto spiano - forti di schede svizzere o altre - ad arbitri e designatori e quant’altro, telefonate da cui si guardavano bene i dirigenti delle altre grandi squadre. Da come lei ha ripetutamente raccontato la storia del calcio italiano recente, e cioè che nei tornei in cui arrivavate quinti o anche ottavi, era tutta colpa delle malefatte di Moggi. E dunque perché non dovrebbe essere così anche oggi? Se le avete buscate è perché qualcuno ha telefonato a vostro danno. È vero che Lei si è già premunito assumendo uno dei migliori allenatori italiani, quel Mister Ranieri al quale vanno i miei saluti fraterni oltre che la gratitudine per quel che è riuscito a spremere in due anni da un rinsecchito limone juventino. Ma Ranieri non basta. Ci vuole Auricchio, di cui spero che nella vostra bacheca la foto si stagli accanto a quella di “Veleno” Lorenzi e di cento altri vostri campioni. I gol che vi hanno assicurato il vostro quattordicesimo scudetto li ha fatti lui, mica Recoba. Sguinzagli Auricchio, gentile presidente.E a meno che il calcio non c’entri niente affatto con le telefonate di chicchessia a chicchessia. Forse il calcio sta semplicemente nel fatto che undici neri vanno contro undici bianchi, e ci sono anni in cui vincono i neri perché sono più forti, e anni in cui vincono i bianchi perché sono più forti. Anni in cui vinsero Luisito Suarez e Sandro Mazzola e Armando Picchi e Mariolino Corso, perché in campo non c’era nessuno alla loro altezza. L’anno in cui la Juve di Fabio Capello arrivò a 91 punti, perché non c’era squadra italiana che non venisse “asfaltata” da quei fuoriclasse che poi si giocarono in famiglia la Coppa del mondo. L’anno in cui Milito e soci hanno sommato tre grandi vittorie, e non c’era trippa per nessun altro. Succede poi nel calcio vero, non quello millantato al telefono, che le generazioni si esauriscano e restituiscano il bastone del comando. Si esaurì la generazione degli juventini campioni del mondo nel 1982. Si esaurì la generazione stellare di giocatori milanisti modellati da Arrigo Sacchi. S’è forse esaurita, gentile presidente, la magnifica generazione dei vostri campioni di questi ultimi anni. Succede. È il calcio, quello vero. E quanto a telefonate, e per quel poco che contano, sarà divertente ascoltare la telefonata tra un designatore e un arbitro alla vigilia di un memorabile Inter-Juve di alcuni anni fa. La telefonata che la difesa di Moggi esibirà al processo di Napoli nell’udienza di martedì 27. Auguri, gentile presidente. Quanto al torneo in corso, vinca il migliore. Com’è sempre stato.

(tratto da "Libero" del 23 settembre 2011)

martedì 18 ottobre 2011

TACCHINARDI: "Agnelli che errore. Alex, mi piange il cuore, Conte è l'uomo giusto"



(da tuttojuve.com)


La notizia dell'addio a fine stagione di Alex Del Piero alla Juventus ha sconvolto la tifoseria bianconera. I tifosi sono rimasti delusi dall'annuncio di Andrea Agnelli stamane al Lingotto.
Così TuttoJuve.com ha intervistato in esclusiva uno dei migliori amici calcistici di Pinturicchio nonchè ex storica bandiera del centrocampo della Vecchia Signora, Alessio Tacchinardi.
Alessio, come stai vivendo la notizia dell'addio di Del Piero a fine stagione?

"Sono sincero: non mi aspettavo affatto una notizia del genere. Mi piange il cuore sapere di non vedere più Alex in bianconero...".
Come giudichi la tempistica della notizia?

"Le dichiarazioni di Andrea Agnelli erano evitabili, soprattutto in questo momento della stagione. Avrei aspettato un altro momento per dare l'annuncio. Per adesso, considerando il primato in classifica, si poteva temporeggiare".
Tu l'avresti tenuto anche oltre giugno?

"Sicuramente sì. Anche se centellinato un campione come Del Piero l'avrei tenuto sino a quando non avesse deciso lui di smettere e appendere gli scarpini al chiodo".
Tu che lo conosci bene come può averla vissuta...
"Ti dico come l'ho vissuta io: è stata una doccia fredda. Avrei voluto vederlo ancora in Champions con la maglia bianconera, peccato".
A proposito di tuoi ex compagni: Conte sta facendo benissimo...

"Antonio è un uomo molto intelligente e sta sfruttando al meglio l'organico a sua disposizione. I risultati che sta ottenendo non sono una sorpresa".
A livello tattico il nuovo modulo sta esaltando i centrocampisti...

"Conte ha capito l'esigenze della squadra che in determinate sfide necessita di un centrocampista in più per rendere la squadra più compatta anche se vedere Marchisio capocannonniere della Juve è strano...".
Non si rischia però di essere poco pungenti in attacco?

"In trasferta credo che anche un pari possa andare bene come accaduto a Verona. Invece in casa sono daccordo che si debba osare di più".
Ti aspettavi che Conte sarebbe diventato un grande allenatore?

"Antonio era già carismatico da giocatore poi aveva una grande passione per la tattica. Comunque ho capito che sarebbe diventato un mister da grande squadra, quando lo sfidai in B in Brescia-Bari dove i pugliesi ci surclassarono sul piano del gioco".
Qual'è la qualità migliore di Conte allenatore?

"Conte ha riportato l'autostima nel gruppo, ma soprattutto la juventinità e il senso di appartenenza che solo gli ex giocatori bianconeri hanno radicato nel proprio dna".
Questa Juve può durare in vetta sino a maggio?

"Me lo auguro di cuore. Per riuscirci la ricetta è di andare al massimo sino a maggio. In questo Conte è l'ideale per tenere sempre la soglia d'attenzione al massimo".
Fra le rivali chi temi?"

Ad oggi non vedo le altre squadre superiori, perciò la Juve può giocarsela fino alla fine".

lunedì 17 ottobre 2011

SETTIMA GIORNATA DI CAMPIONATO: CHIEVO - JUVENTUS 0-0

Chievo (4-3-1-2): Sorrentino; Sardo, Morero, Cesar, Jokic; Bradley, Rigoni, Hetemaj; Sammarco; Thereau, Pellissier. A disposizione: Puggioni, Mandelli, Frey, Vacek, Cruzado, Moscardelli, Paloschi. All.: Di Carlo.

Juventus (4-1-4-1): Buffon; Lichtsteiner, Barzagli, Bonucci, Chiellini; Marchisio, Pirlo Vidal; Krasic, Vucinic, Pepe. A disposizione: Storari, De Ceglie, Pazienza, Estigarribia, Giaccherini, Del Piero, Matri. All. Conte.

Arbitro: De Marco

Ammoniti: Thereau (C) 20', Morero (C) 26', Sammarco (C) 54', Bradley (C) 70', Mandelli (C) 84', Pepe (J) 87', Cesar (C) 94', Chiellini (J) 94'.

lunedì 3 ottobre 2011

E ' CONTE IL VERO CAMPIONE





IBRA: LA JUVE HA DOMINATO


"E' stata una partita difficile, loro sono stati più forti di noi e alla fine il risultato è giusto.
In questa partita sono stati più forti in tutto, hanno fatto bene in entrambe le fasi, il nostro gioco non è mai stato fluido". (Zlatan Ibrahimovic)

SESTA GIORNATA DI CAMPIONATO: JUVENTUS - MILAN 2-0

JUVENTUS: Buffon; Lichtsteiner, Barzagli, Bonucci, Chiellini; Pirlo; Krasic (9’ st Giaccherini), Marchisio,Vidal (49’ st Pazienza), Pepe; (43’ st Matri).


A disposizione: Storari, Grosso, Elia, Del Piero, Matri.Allenatore: Conte 

MILAN: Abbiati; Bonera, Nesta (26’ st Antonini), Thiago Silva, Zambrotta; Nocerino (38’ st Ambrosini), Van Bommel, Seedorf; K.P. Boateng; Ibrahimovic, Cassano (16’ st Emanuelson). 


A disposizione: Amelia, Di Sciglio, Aquilani, Inzaghi.Allenatore: Allegri
ARBITRO: Rizzoli

ASSISTENTI: Niccolai, Copelli

QUARTO UFFICIALE: Tagliavento
AMMONITI: K. P. Boateng 39’ pt, Nesta 7’ st, Pirlo 18’ st, 43’ st K. P. Boateng

ESPULSI: 43’ st K. P. Boateng


RETI: Marchisio 42’ st, Marchisio 48'st